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Riguardo la svolta del Pakistan

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Washington (UPI) 22 Marzo 2009

La decennale politica afgana del Pakistan ha subito un cambiamento radicale. Strategicamente, l’Afghanistan non è più considerato parte della “difesa in profondità occidentale” del Pakistan, nel caso l’India dovesse attaccare il Pakistan da est. La dottrina difensiva del Paese prevede anche l’assistenza segreta ai ribelli taliban. Il cambia del gioco è stato il avvicinamento costante tra i vertici della difesa di Stati Uniti e Pakistan, così come delle loro agenzie di intelligence.

I taliban furono originariamente sostenuti dall’Inter-Services Intelligence del Pakistan, dopo il ritiro sovietico dall’Afghanistan nel 1989. L’obiettivo era quello di porre fine alla guerra civile, che allora imperversava in Afghanistan, e garantire la vittoria dei taliban. Dalla vittoria afgana dei taliban, nel 1996, fino all’invasione statunitense del 7 ottobre 2001, il Pakistan ha mantenuto le relazioni col regime dei taliban. Negli ultimi anni, l’assunzione inespressa del Pakistan era che le forze della NATO sarebbe esaurite dal drenaggio afgano delle risorse, negoziare un compromesso che includa i taliban  “moderati“, dichiarare vittoria e lasciare.

Il calcolo geopolitico del Pakistan ha cominciato a cambiare, con l’ala pakistana del movimento dei Taliban che ha iniziato a diffondere il proprio terrorismo religioso, occupando la valle dello Swat e spingendosi per 60 miglia nel Pakistan. Clienti speciali dell’ISI sono stato gli insorti afgani taliban asserragliati nei loro santuari privilegiati del Federally Administered Tribal Areas del Pakistan. Le differenze tra i due si sonoi rapidamente volatilizzati con gli attacchi dei droni Usa, che hanno ucciso fino a 666 persone (secondo la New America Foundation), tra cui almeno 20 personalità di alto livello. Inoltre, le visite di alti esponenti degli Stati Uniti, nel corso dell’anno passato – spesso due o tre da parte dello stesso dirigente – hanno avuto un impatto importante sulla evoluzione della percezione degli Stati Uniti come partner incostante e inaffidabile. L’ISI pakistana, sotto la mano ferma del generale Ahmed Shuja Pasha, che recentemente ha avuto l’incarico prorogato di un altro anno, ha cominciato ad arrestare i comandanti dei taliban, tra cui il comandante in seconda del leader talib Mullah Omar, clandestino dal 2001, nascostosi tra i 18 milioni di abitanti di Karachi. Il Pakistan ha anche dato sostegno segreto all’elezione di Hamid Karzai a presidente afgano. Allo stesso tempo, l’ISI ha negoziato con successo un piano di “pace” con Mustapha Zahir Shah, nipote del defunto re Zahir Shah. Questo, a sua volta, è stato agevolmente coordinato col comandante dell’esercito, generale Ashfaq Kayani, con le operazioni nella FATA, così come il “sequenziamento” delle operazioni politico-militari in Afghanistan, che culminerà con la ‘Super Jirga della pace’ di Karzai, il prossimo settembre. Questo porterà circa 1.700, capi tribali, di distretto e provinciali a discutere insieme delle “politiche di riconciliazione con i taliban“. Se tutto va bene, la Loya Jirga della riconciliazione nazionale sarà seguita da elezioni nazionali – ci sono già più donne nel parlamento afgano che nel Congresso degli Stati Uniti e tre donne ministro nel governo di Garzai; un scenario ‘win-win’ (tutti vincenti) appena in tempo per elezioni di medio termine negli Stati Uniti.

Il problema principale per i consigliare degli Stati Uniti di Karzai è “quanto alta dobbiamo impostare la linea della democratizzazione?” Se è troppo alta, gli Stati Uniti saranno bloccati lì per molti anni ancora. Se troppo bassa, i taliban semplicemente rispunteranno di nuovo. L’obiettivo finale è, ovviamente, tenere alla larga al-Qaida, dopo gli Stati Uniti e la NATO saranno andati via. Non vi è alcun ripensamento, su questo fronte, da parte degli ex alti dirigenti dei taliban rilasciati dalla detenzione, presso la base aerea di Bagram degli Stati Uniti. Dopo tutto, è stato il terrorismo di al-Qaida contro gli Stati Uniti che li ha privati del loro paese. Karzai spera così di togliere l’etichetta di “leader fantoccio appoggiato dai militari degli Stati Uniti” che si attacca alla sua immagine sartoriale non-afgana, sormontato dal suo famoso cappello Karakul, ottenuti dai feti di agnelli abortiti, e avvolto nel suo mantello da Peter Pan. Ma ci sono molti ostacoli fin da oggi.

Il successo dei Marines US e dell’esercito afgano nella cacciata dei taliban da Marja, una città di 80.000 abitanti nella provincia di Helmand, è stato il primo delle tre principali fasi politico-militari.

La prossima, per questa primavera, sarà Kandahar, una città di 460.000, che è stata la capitale religiosa dei taliban, e dove la rivolta sotterranea è ancora dominante. Una terza operazione, nel sud-est dell’Afghanistan, è in fase di progettazione. Come Marja, questi saranno ben pubblicizzati in anticipo. E l’autorità di Karzai seguirà immediatamente con la nomina dei governatori, che procederanno alla nomina dei capi della città e provinciali. A Karzai verranno anche dati i mezzi per concentrarsi sui servizi pubblici, come la sanità e le scuole, a livello distrettuale. Ma le prime relazioni da Marja indicano il malcontento dei locali per la perdita della sicurezza dei taliban, che gli hanno permesso loro di coltivare i papaveri da oppio senza imposte. Gli Stati Uniti, saggiamente, sono rimasti di fuori dal piano di eradicazione di tali colture agricole – per il momento. Alti funzionari statunitensi a Kabul, sono “ragionevolmente ottimisti” sul fatto che il 2010 sarà, tutto sommato, un buon anno per l’autorità centrale di Karzai e per le 42 nazioni presenti sul terreno. Ma ogni combattimento reale per rimuovere i taliban, dovrà ancora essere fatto da parte degli Stati Uniti, e delle forze britanniche e canadesi. E i loro ufficiali superiori ci dicono, per la prima volta, che i “giorni dei taliban sono contati“.

Karzai è comprensibilmente preoccupato su chi pagherà il conto dei 240.000 soldati del nuovo esercito e i 160.000 poliziotti addestrati dalla NATO, saranno pienamente impiegati. Il loro stipendio sarà coperto con solo 6 miliardi di dollari l’anno. In Vietnam, poco prima del crollo finale dell’esercito pro-USA del Vietnam del Sud, il Congresso, con grande sorpresa del Vietnam del Nord, votò improvvisamente la fine di tutti gli aiuti militari a Saigon – assicurando una rapida vittoria comunista (Non è vero! NdT).

Karzai, dopo almeno tre tentativi di assassinio, è ora libero di concentrarsi sul “governo nazionale e lo stato di diritto“, ha detto un alto funzionario Usa, parlando privatamente. Egli è anche rassicurato da cambiamenti importanti in Pakistan, ora non più un segreto mentore e  occasionale sostenitore dei taliban. Sia le fazioni “AfPak” dei taliban che i loro sostenitori estremisti in tutto il Pakistan, sono ora nella stessa “lista dei nemici“. Il Pakistan sta sciogliendo la sua rete jihadista. Ora è il momento di dare la massima priorità agli aiuti militari e economici al Pakistan – e di smetterla di cavillare sui dettagli. In un paese di 175 milioni di abitanti, con circa 15 milioni di estremisti politico-religiosi, la possibilità di un positivo cambiamento del paradigma geopolitica del paese è scarso rari. Il primo ministro del Punjab, Shahbaz Sharif, fratello della principale figura dell’opposizione del Pakistan, Nawaz Sharif, ha cercato di distruggere ciò, proponendo ai taliban una “pace separata” nella provincia del Punjab. “Smettete di prendervela con il Punjab”, disse e concentratevi sulle altre tre province. Per fortuna, c’è stata una protesta nazionale contro la stravagante proposta. Kayani l’ha convocato e rimproverato in un modo che non si dimentica presto. Ma questo non ha impedito a Nawaz Sharif di vantarsi della sua “vecchia amicizia con Usama bin Ladin”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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